Conversione al cattolicesimo
L’arianesimo religione dei Longobardi, fin dallo stanziamento in territorio bizantino, rimase attivo fino alla fine del VI secolo.
La conversione al cristianesimo per mezzo della regina Teodolinda fu completa verso la fine del VII secolo.
Elementi decisivi furono l’intensa azione missionaria svolta da Gregorio Magno, e la collaborazione di Teodolinda per stabilire migliori rapporti con le popolazioni latine e per appoggiarsi al potere pontificio rafforzatosi nell'Italia centrale.
Il re Agilulfo, spinto dalla moglie Teodolinda, si convertì al cattolicesimo conducendo alla nuova fede i longobardi rafforzando il papato e la tribu germaniche insediate nei territori dell’ex Impero romano d’occidente.
L’acculturazione fu fondamentale in un mondo ed evoluto come l’impero romano. L’alfabetizzazione e la scuola divennero necessari perché gli uomini di cultura erano solo nel clero cristiano.
Si assimila il cristianesimo alla tradizione originaria, oscurandone molti aspetti e venendo a sua volta modificato in altri aspetti. Erano apprezzati i valori di coraggio, lealtà, costanza incarnati dalle imprese dei vari arimanni. Paolo Diacono partecipa a questo sistema di valori tradizionali cristiani che non comportavano comunque sottomissione al papato ma consistevano nella devozione religiosa, considerata come fonte di stabilità politica e garanzia di vittoria militare per integrarsi ai valori tradizionali del popolo Longobardo.
La graduale formazione di un clero longobardo modificò in senso favorevole il rapporto fra popolazione e chiesa, prima di allora identificata di fatto come legata alla romanità e al popolo conquistato.
La nuova conversione non fu però totale e vi fu coesistenza tra un partito cattolico e un partito ariano, che rimanendo più un fatto di carattere diplomatico che una reale conversione, non diede luogo a quelle violente controversie interne.
L'intero popolo divenne, almeno nominalmente, cattolico sul finire del regno di Cuniperto (morto nel 700), e i suoi successori in particolar modo Liutprando, fecero pressione sull'unità religiosa cattolica di Longobardi e Romanici per ribadire il loro ruolo di rex totius Italiae. All'interno del ceto guerriero, particolarmente diffusa era la devozione all'Arcangelo Michele, il "guerriero di Dio", al quale furono intitolate numerose chiese.
Tradizione funeraria e Tumulazione
Una solida tradizione funeraria accompagna i Longobardi nel loro lungo cammino dalle foci dell'Elba sino all'Italia meridionale. Le loro vaste necropoli finora ritrovate, generalmente sistemate ai margini delle città conquistate, sono riconoscibili per la loro organizzazione e pianificazione: le sepolture sono allineate su una o più file parallele, con regolarità. Le tombe sono orientate Est/Ovest; generalmente il corpo dell’inumato e’ deposto con il capo che guarda ad est, supino, con le braccia allungate sui fianchi o incrociate sul petto.
Il corredo funerario era formato da oggetti di ricchezza in funzione del loro ceto sociale.
I doni funebri per le donne consistono in gioielli e accessori dell'abbigliamento per gli uomini soprattutto in armi e oggetti di ornamento per l'armatura. In entrambi i casi si trovano pettini e recipienti di terracotta.
I1 corredo funebre nelle tombe femminili, corrisponde a quello in uso fra le popolazioni di ambiente merovingico. Predominano strumenti della casa, oggetti ornamentali, orecchini, anelli, borse per contenere i piccoli oggetti come accendi esca, forbici, pettini in osso di ogni tipo e forma senza tralasciare gli ornamenti e monili quali: collane variopinte splendenti di pietre colorate, di ambra e cristalli di rocca, poi le fibule a chiusura delle vesti, ornate di oro, argento e pietre preziose. Nelle tombe femminili si trovano spesso coppie di fibule a staffa di provenienza occidentale e inoltre anche fibule a rosetta e a disco ornate a cloisonné, d’origine franca. Frequente la presenza dell¹anello coniugale a doppia losanga, del bracciale, di croci in lamina d’oro, del coltellino, di fuseruole e spilloni in argento con anellini trilobati guarnivano le acconciature dei capelli.
Insieme alle collane di perle troviamo in genere un paio di piccole fibule a "S" o di fibule a disco e un paio di fibule a staffa abbastanza piccole.
Le fibule a "S" presentano un gran numero di varianti, per cui vanno considerate come un elemento a se stante, le fibule a staffa e quella a disco, nel periodo pre-pannonico e all'inizio della fase pannonica delle migrazioni longobarde, si ricollegano direttamente ai modelli occidentali.
Spesso in queste tombe si trova del broccato d'oro, che fa pensare a abiti riccamente decorati e che compaiono anche nelle tombe maschili.
Nelle tombe maschili il corredo delle armi, comprende innanzi tutto una spada a due tagli (spatha), uno scramasax spada più corta a un solo taglio, più adatta a combattere a cavallo, la lancia con la punta a foglia di salice, l’ascia di guerra, e lo scudo con umbone rotondo e rivestito in cuoio a cono schiacciato, al cui vertice si trova spesso un ribattino col gambo.
Inoltre spesso si riscontrano anche le guarnizioni dell'abbigliamento e della bardatura del cavallo, fedelissimo compagno del libero guerriero.
In molte tombe di ricchi longobardi è anche presente una crocetta aurea, simbolo della cristianità del defunto, o il bacile di bronzo fuso, proveniente dalle officine copte di Alessandria d'Egitto , giunto ai longobardi tramite il commercio ravennate. Speroni, fibbie, guarnizioni di cinture e molti oggetti d'uso comune sono fabbricati in ferro, bronzo, argento, oro. Di frequente questi oggetti hanno raffinate lavorazioni con tecniche ornamentali applicate: dalla filigrana, alla godronatura, alla damaschinatura, al niello, all'agemina in particolare su particolari in argento e ferro.
Vengono usate anche spathe col pomo d'oro o d'argento, in parte filigranato, in parte con ornamentazione zoomorfa.
La foggia delle cinture si sviluppa in formeparticolarmente ricche; venivano indossate cinture multiple con guarnizioni d'oro e d'argento, secondo il modello orientale bizantino, i cui ornamenti richiamano il mondo animale o similari di fantasia. Altri oggetti di lusso provenienti da tombe maschili di questa epoca e anch'essi influenzati dallo stile mediterraneo sono le preziose selle e le placche delle briglie.
Quanto alla ceramica nelle tombe longobarde compaiono due forme principali: da un lato le ciotole scanalate caratteristiche della zona dell'Elba, dall'altro le ciotole a doppio cono con motivi a stralucido tipiche del mondo orientale.
Nelle necropoli dei primi decenni del VI secolo, si nota la tendenza ad abbandonare gli oggetti di tipo turingio-boemo.
Agli inizi dell'ultimo trentennio del VII secolo siamo alla fine di questa evoluzione, compaiono allora delle guarnizioni di cinture molto strette e lunghe, in bronzo e in ferro; queste ultime sono per lo più ornate di agemina a righe o di placchette in bronzo applicate e decorate con punzonature.
Al momento in cui compaiono tali reperti cessa presso i Longobardi l'uso del corredo funebre e di conseguenza anche la possibilità di ricostruire la storia di questo popolo dal punto di vista archeologico.